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Geolier e i fischi dell’Ariston: genuina avversione per la canzone o antimeridionalismo altoborghese?

Ieri si è conclusa, con la vittoria di Angelina Mango, la 74° edizione del Festival di Sanremo. La finale si è aperta con la classifica provvisoria che vedeva il ventitreenne di Secondigliano Geolier in prima posizione, seguito dall’attuale vincitrice

di Erika Massimo

Angelina Mango. La classifica di apertura della quinta e ultima serata è stata accolta con numerosi fischi, così come fischiata è stata la vittoria della sera precedente, quella delle cover: il pubblico dell’Ariston, al momento della classifica, ha iniziato a fischiare, fino ad alzarsi e uscire dal teatro.

Spesso il pubblico tende a deumanizzare chi sta in “vetrina”: che sia su uno schermo o su un palco, l’utente tende a vedere colui che intrattiene come un oggetto adibito al suo mero intrattenimento e così si dimentica che davanti ha comunque un ragazzo poco più che ventenne e che ha vinto poiché votato dal pubblico a casa. Ed è ovvio dire che il dissenso può e deve essere manifestato, ma è altrettanto onesto domandarsi: da dove deriva tutta questa forza, tutta questa indignazione mostrata? Era davvero solo una questione di gusti musicali?

Certo, non era la cover più bella della serata.

Ma questo non giustifica l’impeto mostrato dal pubblico dell’Ariston altoborghese: basti solamente dire che il prezzo delle cinque serate varia dai 1290 ai 1530 euro (in sintesi: un mese di stipendio di un normale operaio o impiegato) ed è più che plausibile figurarsi che la trap, genere considerato di strada, non rientri nei loro gusti. Ma questa manifestazione da stadio è davvero perché fortemente legati alla musica o nasconde sottotraccia un pericoloso antimeridionalismo?

Antimeridionalismo che è stato ricalcato in conferenza stampa il giorno dopo la serata cover in cui una giornalista ha chiesto al cantante, dopo la sua vittoria, se non si sentisse di aver rubato il primo posto. La domanda è stata considerata disdicevole, ma in realtà ha una natura chiaramente razzista: si basa sullo stereotipo del napoletano mariuolo (ladro) che ruba ed è in grado di vincere solo se in modo disonesto.

E sì, Geolier non ha cantato la canzone più bella del Festival, ma ha mostrato un dato ben più preoccupante di note, archi e archetti, orchestre e classifiche. Ha mostrato il razzismo di sottofondo: questa indignazione così forte del pubblico ben composto dell’Ariston non è basata solo su una passione genuina e sentitissima per la musica, ma su qualcosa di più profondo che ha radici nella nostra travagliata storia. In conclusione, ancora una volta sembra puntuale il buon Caparezza che sardonico e ironico cantava in tempi non sospetti: “ma chissenefrega della musica”. E allora non nascondiamoci dietro il finto disprezzo di un genere musicale: qua dietro c’è ben altro e va molto al di là del gusto critico per una canzone in gara.  Perché è tutto men che questo.

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Tag: , , Last modified: Febbraio 11, 2024
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